venerdì 1 agosto 2014

Letterina alle compagnie telefoniche


Dall'alto dei nostri zebedei ormai in frantumi,
in veste di vittime innocenti di telefonate fastidiose e del bombardamento pubblicitario (dato che con quello che risparmiate sul compenso dei vostri poveri operatori potete permettervi anche uno spot ripetuto due volte in prima serata),
noi onesti cittadini vi invitiamo a fare un bel corso di inbound marketing e soprattutto a praticare un po' di sano rispetto nei nostri confronti.
Grazie.

martedì 4 marzo 2014

Gratta, punta e perdi. Il miraggio di vincere al gioco



Proprio oggi un telegiornale ha ricordato il Piano d'azione 2013-2015 sul gioco patologico, mirante a valutare le misure più efficaci per contrastare la diffusione del gioco d'azzardo patologico (Gap) e il fenomeno della dipendenza grave. Anni di crisi, questi, che spingono a tentare di tutto per campare o realizzare il sogno del benessere economico. Un incubo travestito da sogno, però, quello del gioco d'azzardo. Vediamo perché.

Probabilità di vincita irrisorie e poco trasparenti
L'Agenzia dei Monopoli e delle Dogane ha stabilito che per ogni gioco le probabilità di vincita debbano essere espressamente dichiarate, ma quelle che superano l'1% sono di importo pari a ripagare la giocata. Col risultato che il giocatore ci riprova. Infatti le vincite massime sono:
Megamiliardario: una su 1.672.000 biglietti
Turista per sempre: una su 2.880.000 biglietti
Win for life: una su 1.672.000 biglietti
Miliardario: una su 5.040.000 biglietti
Superenalotto: una su 622.614.630 biglietti
L'eredità: una su 7.500.000 biglietti.

Photo by Marcin Wichary
I Signori del gioco
Chi gestisce il gioco in Italia? Solo due società sono italiane: Lottomatica, partecipata al 60% da De Agostini SpA, e Snai, a partecipazione mista. Le altre appartengono ad azionisti con sedi estere (Lussemburgo, Zurigo, Antille), per cui non controllabili da un punto di vista finanziario.
Numerose Procure della Repubblica direzioni distrettuali antimafia hanno svelato la presenza di "azionisti del gioco" quali i Casalesi, i Santapaola, i Mancuso, i Lo Piccolo, gli Schiavone, e moltissimi altri. La malavita agisce soprattutto nel piazzamento delle slot, con la duplice intenzione di incassare i ricavi e di utilizzarle per riciclare denaro sporco.
Saliamo su, perché c'entra anche lo Stato. Dati del 2001 dell'Agenzia dei Monopoli e delle Dogane quantificano in circa 80 miliardi di euro i proventi da gioco d'azzardo, più altri 14 milioni dai giochi online (fonte: NetBetCasino.it e LivePartners). Recentemente, in Senato, sono stati resi noti i nomi di politici che hanno ricevuto finanziamenti a vario titolo da società che gestiscono il gioco d'azzardo, fra cui l'ex premier Letta.

L'azzardo corre sul web
Allettanti bonus di ingresso, grafiche ipnotiche: i casinò online promettono facili ricchezze e non risparmiano in pubblicità. L'ignaro giocatore abbocca, per trovarsi a un tavolo da gioco virtuale in compagnia di un software che non lo farà mai vincere (anzi, gli farà vincere quel tanto da invogliarlo a proseguire) o a giocatori pagati dal sito che vedono le sue carte.

La vida es una tómbola
Tanto per citare il jingle di uno spot variopinto e festeggiante che pubblicizzava una tombola online. Appunto, pubblicizzava. Pubblicizzare il gioco d'azzardo sì, e le sigarette no? Da pochi giorni il divieto di pubblicizzare i giochi d'azzardo è entrato nell'ordine del giorno di una delega sulla disciplina del gioco d'azzardo. Aspettiamo fiduciosi che il governo Renzi prenda posizione in materia.

Cerchi nuove collaborazioni? Paga!



l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro (a pagamento)

Di recente ho fatto una scoperta che merita un articolo, e soprattutto merita di essere discussa.
Molti freelancers come me cercano nuove opportunità di collaborazione in rete, su piattaforme a tema (giornalismo, copywriting, SEO). L'iscrizione offre la possibilità di inserire un profilo con relativo portfolio e di far incontrare domanda e offerta di incarichi nel settore.
Fin qui, tutto bene. I furbacchioni – quasi tutti – permettono un'iscrizione gratuita, sì, ma per leggere le offerte di lavoro devi pagare. Oppure, variante più sofisticata, devi pagare per farti trovare da un head hunter (che brutta etichetta, mi evoca un uomo col fucile) o persino sapere chi ha consultato il tuo profilo. Il non plus ultra è vedersi arrivare nella casella di posta elettronica decine di annunci, cliccarci e... “Abbonati per accedere alle offerte”. Ma chi vi ha chiesto di inviarmele, allora? Eh, “ma qui trovi solo annunci di incarichi retribuiti”. Già, dimenticavo, va di moda far lavorare i freelancers gratis.
photo by www.BackgroundNow.com

E si spalanca un orizzonte di scenari al limite del legale. La nostra cara Costituzione esordisce dichiarando che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, quindi dubito che un diritto possa diventare oggetto di lucro da parte di chi millanta di favorire il recruiting. Non sussiste neppure l'argomentazione di offrire un servizio a difesa dell'una o dell'altra parte, dato che i suddetti portali mettono bene in evidenza il disclaimer “XXX non si assume responsabilità per il contenuto degli annunci pubblicati”. Quindi su cosa si eroga un servizio?
La ragion di esistere dei portali di offerte a pagamento è il pagamento dell'abbonamento. Bel giro d'affari, coi tempi che corrono.
Smettiamo di gonfiare le tasche altrui per cercare incarichi onesti e cominciamo a contare solo su noi stessi: un bel sito web dove presentarci con professionalità, un portfolio ben fatto, una adeguata comunicazione sui social e sui blog. In attesa che la riforma del lavoro fermi chi specula su di noi.

giovedì 23 gennaio 2014

imballomania: le insidie del packaging



In pochi decenni le abitudini di consumo sono cambiate radicalmente, le merci hanno nuove modalità di circolazione nello spazio e di conservazione. Ed ecco il dilagare degli imballaggi, o packaging, elegante inglesismo atto a identificare gli involucri con cui si confezionano i beni di consumo.
Basta fare un giro al supermercato per notare vaschette e vaschettine anche laddove non ce ne sarebbe bisogno (frutta, verdura, affettati). Le nostre nonne andavano al mercato con una sporta, ci mettevano di tutto, oggi accumuliamo confezioni di plastica e lattine per piccole porzioni di cibo.

Il packaging non ha soltanto una funzione di trasporto e confezionamento: serve per comunicare. L'identità e l'attrattività di un prodotto partono proprio da qui. Colori, grafiche, messaggi di fiducia per il consumatore.

Nonostante si attribuisca una maggiore igiene ai prodotti confezionati, non dimentichiamo che le materie plastiche o metalliche degli imballaggi nascondono delle insidie per la salute.

Abbiamo sentito parlare di ftalati a proposito delle merci importate dalla Cina prive dei requisiti in materia di sicurezza (e qui si tratta prevalentemente di giocattoli e abbigliamento). Ebbene, gli ftalati sono plastificanti che aumentano la flessibilità dei polimeri e purtroppo migrano facilmente per contatto; oltre ad essere persistenti nell'ambiente (estrema difficoltà di smaltimento) il loro accumulo progressivo nell'organismo provoca danni a sistema endocrino, cervello, reni e polmoni (fonte: Endocrine Society, 2009).
Non meno pericoloso il bisfenolo, componente del diffusissimo policarbonato e di resine e pellicole: altera l’attività dell’apparato endocrino, mima l’azione degli estrogeni essenziali nello sviluppo celebrale, certi livelli di BPA sono significativamente correlati a disturbi cardiovascolari, diabete e aumento anomalo del livello di alcuni enzimi epatici.

Vaschette, bottiglie, lattine determinano una mole impressionante di rifiuti, che va ad appesantire la già difficile situazione ambientale e che gonfia le tasche della malavita.
Possiamo fare un passo indietro? In parte sì.
L'educazione ambientale deve partire dalla prevenzione: insegnare a ridurre la quantità di rifiuti prodotti. Riabituiamoci, dove possibile, a comprare merci sfuse. Detersivi e latte si possono acquistare da distributori automatici reimpiegando un solo contenitore nel tempo. I più fortunati hanno l'opportunità di attingere acqua alle fonti pubbliche monitorate dalle municipalità; in alternativa ci si può dotare di un purificatore, il cui investimento iniziale si ammortizza in pochi mesi e che ci libera dalla scocciatura di trasportare e stoccare pesanti casse di bottiglie (il PET esposto al sole nelle fasi della filiera rilascia nell'acqua additivi e diossine).

Infine, non resta che il riciclo intelligente. Dico intelligente perché le componenti vanno scrupolosamente separate (es. etichetta di carta su una lattina), ma l'ambiente ci ringrazierà: con 640 lattine si fa 1 cerchione per auto; quasi il 90% dei quotidiani italiani viene stampato su carta riciclata; una bottiglia di plastica del peso di 50 gr. può produrre attraverso termovalorizzazione l’energia necessaria per tenere accesa una lampadina da 60 Watt per un’ora.

mercoledì 22 gennaio 2014

Lo Stato e i crimini contro l'ambiente: chi ci protegge?



Le vicende della Terra dei Fuochi e dell'Ilva di Taranto portano alla luce un comune denominatore: la complicità dello Stato. La compenetrazione fra camorra e politica in un caso, la corruzione nell'altro, hanno fatto sì che l'attività criminosa si svolgesse senza ostacoli da parte degli organi preposti alla tutela della legge e della salute pubblica.

Le rivelazioni di Schiavone

“Io certe cose, come i luoghi esatti dove è interrata l’immondizia più pericolosa, le ho dette nel 1997 durante le audizioni in commissione Ecomafie – racconta Schiavone – Sapete cosa mi dissero? Che era impossibile bonificare perché servivano troppi soldi”. Il dossier dettagliato dei sopralluoghi nei siti inquinati indicati dal pentito è rimasto sotto segreto per quasi vent'anni, vent'anni durante i quali quelle terre sono state coltivate ed edificate. Vent'anni durante i quali l'incidenza della mortalità della popolazione ha superato la media nazionale con punte del 29% in alcuni comuni.

Schiavone parla chiaro: la camorra e la politica sono una cosa sola al punto che lo Stato stesso, per i camorristi, viene identificato con il sistema della malavita di cui fanno parte e di cui continuano a nutrirsi. Il clan dei Casalesi teneva sotto controllo le cariche delle pubbliche amministrazioni e i sindaci venivano scelti per essere pilotati da personaggi al di sopra di essi stessi. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano era ministro dell’interno all’epoca delle dichiarazioni. Come poteva non sapere delle dichiarazioni rilasciate alla Commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti?

Le intercettazioni sul caso Ilva di Taranto

Anche a Taranto si muore a causa dell'inadempienza reiterata sui criteri di contenimento delle emissioni industriali dell'Ilva. L’avvocato Perli, accennando a Dario Ticali, presidente della commissione Aia (indagato per abuso d’ufficio), racconta a Riva delle minacce che gli ha rivolto: “Qui salta la Prestigiacomo”. E Riva: “Due casi di tumore in più all’anno? Una minchiata”.
Intercettato dai finanzieri del gruppo di Taranto dal 13 aprile del 2010 al 9 novembre dello stesso anno, Riva avrebbe elargito nomi e numeri sufficienti a far saltare decine di poltrone. E perché? Grazie a copiose donazioni elargite a tutti i partiti politici italiani. Nel 2008 un versamento di Riva per salvare Alitalia fu determinante per il successo della campagna elettorale di Silvio Berlusconi, tant'è che in cambio, nel 2010, il ministro dell'ambiente Prestigiacomo firma un decreto che posticipa di tre anni l'adeguamento dell'Ilva ai valori stabiliti per le emissioni.
"L'Ilva non ha colpe. Le cause del tumore ai polmoni dei tarantini sono da ricercare in altri fattori, a cominciare dal fumo di tabacco e alcol, nonché nella difficoltà nell'accesso a cure mediche e a programmi di screening", chiosa il commissario straordinario dell'Ilva, Enrico Bondi.
Aggiungo un'aggravante: di Ilva si parla anche a proposito di lavoro. La chiusura dell'Ilva manderebbe in rovina 3 mila lavoratori. la sopravvivenza dell'Ilva perpetrerebbe una strage, dato che anche con l'adeguamento ambientale non si risolverebbe il problema: servirebbe una bonifica integrale di un'area ben più ampia del distretto siderurgico.
Ecco un altro caso in cui le spese le fanno i lavoratori: o occupati e malati, o disoccupati e malati.

Chi guadagna sul lavoro che non c'è. Atto secondo: truffe mascherate da annunci di lavoro



Gli avvoltoi della crisi non si fanno certo scrupoli morali per guadagnare su chi cerca lavoro. Numerosi annunci nascondono autentiche truffe ai danni dei candidati, con conseguenze più o meno gravi.

Passiamo in rassegna le più diffuse truffe legate agli annunci di lavoro.
- il porta-a-porta sotto mentite spoglie: "cercasi personale per gestione segreteria e magazzino", "personale per nuovo punto vendita", "sei ambizioso e volenteroso?"
In risposta a un primo contatto si danno informazioni molto evasive sulla mansione da svolgere. Poi si viene chiamati per una giornata di prova firmando una liberatoria che esonera l'azienda da responsabilità per eventuali incidenti sul lavoro e sottolinea la gratuità della prova. E ci si trova in auto con un tutor che finalmente confessa: si tratta di far firmare contratti per società di fornitura di energia elettrica o telefonia. Niente di illegale, per carità. Lasciatemi dire che le modalità sono poco trasparenti e molto discutibili.
 - lavoro all'estero pagato profumatamente: gli annunci di questo tipo virano da offerte per baby sitter a ricerca di personale in campo edile o turistico, ed hanno in comune la promessa di cifre allettanti. La corrispondenza via mail procede con gentilezza, si chiedono i documenti, et voilà: un bel giorno vi diranno che dovete versare subito una cifra a titolo assicurativo che vi verrà prontamente rimborsata al vostro arrivo. Geniale! Se verserete quella cifra farete un bel regalo all'ignoto adescatore, che si dissolverà come per magia.
- riciclaggio di denaro: "cerchiamo rappresentanti per la nostra prestigiosa società, si richiede un impegno minimo, nessuna esperienza se non l'uso del PC". In un secondo contatto arriva la richiesta delle coordinate bancarie. Eh sì, perché l'"intermediatore finanziario" non deve far altro che far circolare bonifici attraverso il suo conto, guadagnando delle commissioni. Così si diventa complici del riciclaggio del denaro ottenuto illegalmente attraverso le frodi informatiche, e si va nel penale.
- hostess e ragazze immagine: c'è odore di adescamento alla prostituzione, occhio.
Il dato sconfortante è che il livello di protezione offerto agli utenti del web alla ricerca di un lavoro onesto è scarso, i truffatori restano impuniti e proliferano a vista d'occhio.
Beh, la crisi ha fatto del bene a qualcuno...